sabato 29 settembre 2012

Porteremo le religioni anche nello spazio?



In The illustrated man, Ray Bradbury - profetico come quasi tutti gli scrittori di fantascienza - racconta di due padri episcopali in procinto di partire per Marte sul razzo Crocifisso, ansiosi di evangelizzare i coloni e trovare nuovi peccati da perdonare. I religiosi, invece, si imbatteranno in forme di vita evolute che dimostreranno di non avere alcun bisogno di religioni e divinità da adorare, e di essersi liberate dal concetto di peccato; ma che saranno comunque (o forse proprio per questo) in possesso di una loro etica positiva, impedendo per esempio ai due umani di farsi del male.

Il racconto si intitola 'Le sfere di fuoco', e si sta incarnando in queste settimane mentre il rover Curiosity passeggia sulla sabbia rossa del quarto pianeta rimandandoci straordinarie foto di quei lontani paesaggi. Posto che, se va bene, l'unica forma di vita che si potrà trovare lassù sarà batterica, il problema della colonizzazione di altri corpi del sistema solare andrà affrontato in tempi relativamente brevi. E negli Stati uniti, in realtà, si comincia già a parlarne, con esiti - finora - anche sorprendenti.

Ai margini del '100 Year Starship Symposium' tenuto a Houston a metà settembre, nel quale si è discusso su cosa serva per mandare astronavi con equipaggio a compiere lunghi viaggi interstellari, alcuni leader delle potenti e ricche chiese cristiane presenti negli Usa si sono interrogati su quale potrebbe essere il loro contributo. Secondo alcuni di questi, la Chiesa ha le risorse finanziarie per potersi cimentare nell'esplorazione spaziale, e - anzi - dovrebbe farlo, perché in quelle missioni c'è un 'potenziale spirituale' da non sottovalutare. E fin qui rientriamo nell'involontario tentativo di trasposizione nella realtà delle gesta di padre Peregrine e padre Stone, narrate da Bradbury nel suo racconto.

A scompigliare le carte, però, ci si è messo il reverendo Alvin Carpenter, pastore della Prima Chiesa Battista del Sud, di West Sacramento: «L'unico modo in cui l'umanità potrà sopravvivere è se lascerà indietro le religioni incentrate sulla Terra», ha sostenuto, aggiungendo (secondo il sito Space.com, che riporta queste dichiarazioni) che «le religioni alimentano aggressioni e conflitti [...] Quando porti una religione su di una navetta spaziale, porti anche la tossicità che abbiamo visto sulla Terra. Questo è qualcosa che non vogliamo esportare sulle stelle. Basta che ci sia un solo fondamentalista carismatico, con una Bibbia o con un Corano in mano per fare esplodere un conflitto a bordo della nave spaziale». Il reverendo poi dà un colpo anche alla botte, riconoscendo il ruolo positivo avuto dalle religioni nella storia, sebbene ci sia «qualcosa di cattivo nella religione. Ma credo si possa sostenere che la religione faccia parte dell'umanità in generale», concludendo poi con un controsenso (o una minaccia?), quando sostiene che «una religione nata nello spazio dovrà essere fondata sulla scienza».

L'era dei viaggi spaziali, prossima ad iniziare, sarà senz'altro una occasione per rivedere una volta per tutte l'utilità e la necessità delle religioni: non si capisce, infatti, perché ci sia assolutamente bisogno di una religione anche nello spazio, quando la storia insegna che «le religioni alimentano aggressioni e conflitti», come scrive Clara Moskowitz di Space.com citando il reverendo Carpenter, il quale ha ricordato «la storia violenta della propria fede, il cristianesimo, ed episodi come l'inquisizione e le crociate» e come «la posizione negativa nei confronti dell'omosessualità di molte religioni ha portato tanti giovani gay al suicidio».
Cercare di ridurre le religioni a fatto privato resterà arduo, per via della natura stessa della religione che tende ad imporsi con la forza a chiunque, e a resistere utilizzando il potere politico come strumento per preservare il suo potere.

Dunque i viaggi spaziali, che senza dubbio si concretizzeranno presto o tardi, saranno un'occasione storica per liberarsi per sempre delle religioni organizzate (non della filosofia, e nemmeno della spiritualità che appartiene a ciascuno di noi, che ne sia consapevole o meno), uscire dall'infanzia di una civiltà bisognosa di superstizioni e pregiudizi arcaici costituita da chi ha bisogno di creare enti supremi e mondi immaginari per rispondere a domande scomode, ed entrare nell'età adulta una buona volta.

Pubblicato ieri qui.

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