venerdì 22 febbraio 2013

Atei verso il voto




In cosa o chi crede un ateo? Non esiste una sola risposta, ma potremmo dire che l'ateo è colui che non aderisce a ideologie codificate, religiose o no, ma è anche colui che non si accontenta del racconto della storia che viene dai canali informativi precostituiti, rinunciando a indagare e capire in prima persona.

Tra i tratti distintivi delle ideologie - a maggior ragione quelle religiose - c'è l'abitudine alla promessa, intesa come impegno a garantire una vita migliore in cambio di una totale rinuncia al libero esercizio della volontà, mascherata da gratificante abbandono, in una sorta di ricatto escatologico che si protrae dalla notte dei tempi.

Le ideologie politiche non sono da meno: anche in queste troviamo l'abitudine a promettere, ma la richiesta di rinuncia e di sacrificio in questo caso è più sfumata, nascosta, ed è presentata come necessità di risolvere un problema provocato da altri; come in alcune religioni la necessità di espiare un peccato commesso da altri. Dunque, di fronte a questo fenomeno come si dovrebbe porre l'ateo, segnatamente quello italiano?

Egli non crederà di certo alle promesse salvifiche del divo Silvio, uso a blandire gli uomini con accattivanti lusinghe e garanzie di terre promesse dove scorrono fiumi di latte e miele, e di tagli drastici di tasse, e libertà per tutti gli uomini (un po' meno per le donne) e adozioni felici per tutti i cani di buona volontà. E vergini (più o meno) a iosa, naturalmente.

Non crederà al ruolo del sacrificio come unica via di salvezza, come scritto nel libro, anzi, nell'agenda del salvatore Mario, che racconta del passaggio doloroso nel deserto della crisi dove ci ha precipitati il resto del pantheon politico, a lui avverso, e da dove lui e lui solo può tirarci fuori. Ma a prezzo di altri sacrifici, perché è il dolore e il sacrificio che tempra e rende puri e salvati.

Non crederà alla pretesa indispensabilità del dio minore Pierluigi, colui che sempre deve arrivare (ma ci arriva per lo più casualmente) a risolvere i guai combinati dagli altri dèi, mediante un sacrificio del tutto originale: quello di se stesso, unica divinità che trae godimento nel porsi ostacoli da solo, trovando espedienti sempre più originali.

Non cederà alle lusinghe dei piccoli ministri di culto della divinità estinta chiamata sinistra, coi loro proclami di giustizia e libertà, mai realizzati ma solo perché la fede da riporre in loro deve essere davvero tanta, infinita, nel tempo e nello spazio, e di fedeli così oramai è difficile trovarne; e questo di certo non è colpa loro.

Non si sottometterà alla furia vendicatrice del dio della guerra Beppe, che minaccia fuoco e fiamme verso gli dèi concorrenti, e sodome e gomorre e inferni e pianto e stridor di denti per tutti coloro che non credono in lui, ma la soluzione a tutti i mali nunc et semper a chi abbraccerà il suo culto.

Esaurita l'analisi del pantheon dei promettenti, dunque, l'ateo resterà inevitabilmente col dubbio; che del resto è suo compagno di vita abituale. Perché la vita dell'ateo, in un mondo ubriacato dall'abitudine alla promessa, è difficile, solitaria e dolorosa.

Già pubblicato qui.


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