Qualcuno all'indomani del voto
del febbraio 2013 aveva esultato per l'elezione del «Parlamento più laico della
storia», con riferimento alla nutrita truppa di grillini entrata a Montecitorio
insieme a quelli di Sinistra ecologia e libertà, e a una - piccola e fluttuante
- quota di parlamentari del Partito democratico. Più forse qualche cane sciolto
dall'altra parte dell'emiciclo.
Dal punto di vista meramente
numerico un'osservazione del genere aveva qualche fondamento, ciò nonostante si
poteva vedere da subito che l'entusiasmo era assolutamente ingiustificato,
perché non ha tenuto conto di un dato fondamentale: non c'era - e ancora non
c'è - una maggioranza "laica" bastante a governare, tanto che si è
dovuti arrivare al peggior compromesso possibile, le famigerate "larghe
intese". Anche grazie agli stessi Cinque stelle, che pure su molti temi
laici paiono avere le idee chiare: si sono rivelati una volta di più
ininfluenti, vittime del dogmatismo del Movimento, calato dall'alto, che impone
loro di mettersi all'angolo con le braccia incrociate pur di non
"mischiarsi con la casta".
Le larghe intese si sono rivelate
un'autostrada larghissima aperta di fronte ai soliti ricattatori politici,
portatori di interessi lobbistici di ogni tipo, a cominciare - come sempre - da
quelli clericali e cattolicisti: persone addestratissime da sempre a fare i
guastatori anche solitari, come dei Rambo papali in grado da
soli di sconfiggere un esercito.
Perché basta anche un solo
cattolico messo al posto giusto a vanificare ogni aspirazione alla costruzione
di una società giusta, fatta di cittadini portatori di eguali diritti.
E' finito malamente Enrico Letta,
che su fronte della laicità non ha fatto niente di niente; se escludiamo quella
figura barbina di uno che è andato fino a Sochi, a casa del regime omofobo di
Putin, a rendersi ridicolo nel ribadire il suo impegno contro le
discriminazioni contro le persone omosessuali, un impegno inesistente in
patria. Adesso tocca a Matteo Renzi, e alla sua spregiudicatezza e sconfinata
ambizione: non gli basteranno comunque a fare nulla di laico, avendo - come il
defenestrato Letta - bisogno del voto del Nuovo centro destra, nel quale
militano gente come Quagliarello, Lupi e Giovanardi. Il segretario Alfano, per
esempio, ha appena ribadito, una volta di più, che le unioni civili non sono
una "priorità": il che, tradotto in lingua corrente, vuol dire che per
lui e il suo partito non lo saranno mai.
Quindi, possiamo tranquillamente
concludere che l'occasione d'oro del «Parlamento più laico della storia» è
stata sprecata, come facilmente prevedibile. Mettiamoci l'anima in pace e
speriamo nella prossima legislatura.
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