Le ‘Giornate della laicità’ di
Reggio Emilia si muovono verso la quarta edizione e hanno consentito a
migliaia di cittadini italiani di ascoltare i più noti intellettuali laici
del nostro Paese discutere e riflettere sui più importanti aspetti del modo
laico di vivere. Nei numerosi incontri organizzati a Reggio Emilia e in
altre città d’Italia sono stati esaminati separatamente il laicismo come
storia delle idee e come storia delle istituzioni, la cultura laica e lo
stato laico. Della prima è stata sottolineata soprattutto la volontà di
concedere a tutti libertà di coscienza e la capacità di distaccare
progressivamente il pensiero politico e i costumi dalle preoccupazioni e
dalle richieste della religione. Ciò ha consentito alla ragione di prevalere
sul mistero e il mito nella spiegazione del mondo, attraverso un continuo
processo di secolarizzazione. Ha consentito anche agli individui di
verificare criticamente i propri valori e confrontarli con altri,
acquistando maggiore libertà e capacità decisionale sul tipo di vita che
vogliono vivere e sulle relazioni che sono per loro significative.
Lo Stato laico è per i laici il
governo politico e amministrativo della cosa pubblica che esige
l’autonomia delle Istituzioni e della società civile dalle ingerenze
di qualsivoglia organizzazione confessionale e dalle direttive di tutti i
poteri che si sono costituiti senza fare ricorso alle regole imposte dalla
democrazia, garantendo a tutti libertà di religione e di culto senza mai
istituire, nei confronti delle religioni, sistemi di privilegio o
addirittura di controllo delle istituzioni. Ci sembra oggi arrivato il
momento di elaborare, tutti insieme, un Manifesto politico che indichi la
laicità come valore forte e indispensabile e la proponga come falsariga
sulla quale scrivere tutte le proposte di rinnovamento del nostro Paese.
L’analisi filosofica e politica
della gravissima crisi economica – forse la più grave dal dopoguerra – che
l’Italia sta attraversando non è stata ancora compiuta. Ci sembra comunque
evidente che la soluzione delle difficoltà socio-economiche non
stia nell’appello alla trascendenza. Quest’aspetto si manifesta anche
nella crescente insoddisfazione per la delega che lo Stato e la politica
italiane hanno esplicitamente e talvolta anche implicitamente dato alla
Chiesa Cattolica come unica, o suprema, autorità nel campo delle norme che
hanno a che fare con la vita e la morte, la famiglia, la sessualità e la
riproduzione, oltre a riconoscerle privilegi sul piano dell’educazione delle
giovani generazioni. Non è stato solo il crescente processo di secolarizzazione
e la presa di parola di soggetti prima tacitati a produrre questa
insoddisfazione per la scarsa laicità dello stato. Ne è responsabile anche lo
scarto crescente cui si è assistito in questi anni tra la pretesa di essere
riconosciuta come autorità morale suprema da parte della Chiesa Cattolica per
tramite della gerarchia ecclesiastica, e i comportamenti della Chiesa stessa, a
livello di singoli individui, ma anche della gerarchia. Accanto agli scandali
proprio sul terreno su cui il magistero della Chiesa è più pervasivo e puntuto
– la sessualità, l’educazione dei bambini – l’appoggio dato dalla gerarchia
cattolica negli ultimi decenni ai politici e governi più praticanti della
doppia morale e meno attenti alle ragioni dei più deboli ha reso evidente che
la mancanza di laicità dello stato italiano è l’esito di uno scambio esplicito
tra sostegno (della chiesa ai governi e partiti amici) e favori (fatti dallo
stato alla Chiesa). Questi favori si realizzano sia nella forma di norme di
legge che sacrificano la libertà dei cittadini in nome dell’aderenza ai
“principi non negoziabili” definiti dalla Chiesa, sia in privilegi economici a
carico del bilancio pubblico e a svantaggio di altri interessi e del principio
di uguaglianza. In questa prospettiva governi di centro destra hanno approvato
una serie di leggi che hanno in parte privilegiato la Chiesa cattolica sul
piano dell’economia e in parte hanno trasformato in norma giuridica i suoi
principi morali, come ad esempio è avvenuto con l’approvazione della legge 40.
Nicola Abbagnano considerava disonesto uno stato che si adattasse a trasformare
in leggi le ideologie religiose.
L’Italia è così diventata un Paese
contraddistinto da una doppia morale, dove ai potenti si concede e si
condona ciò che è condannato nei privati cittadini, dove il cinismo sembra
diventata la cifra prevalente nei rapporti tra e con le istituzioni, si è
persa ogni fiducia nella classe dirigente e vengono negati molti dei
diritti fondamentali : un Paese che sembra rassegnato a vivere in una
dilagante corruzione e sembra interessato solo alla sopravvivenza.
Di fronte a questa situazione –
che tutti riteniamo insostenibile, e alcuni temono essere irreversibile –
noi laici riteniamo inviare da Reggio Emilia un messaggio ai cittadini
italiani: noi riteniamo che debba essere la laicità il vero collante
della vita sociale del Paese e siamo persuasi che sia ad essa che ci
dobbiamo rivolgere per trovare l’ispirazione a creare nuovi atteggiamenti
e nuovi stili di vita capaci di infondere un impulso rigeneratore alla
vita civile italiana. Siamo convinti che non competa alla metafisica dare
risposte politiche, concrete e utili, e che difficilmente la religione
possa aiutarci a risolvere i molti problemi che il mondo moderno ci costringe
ad affrontare. I valori morali nei quali dovremmo credere e sui quali dovremmo
contare sono il risultato di una lenta elaborazione sociale e non sono stati
stabiliti da un ente superiore né da un ordine naturale iscritto nella realtà.
Proprio per questo i valori
debbono potere essere modificati, per adattarsi alle nuove e mutevoli
esigenze storiche così come si modificano le lingue per consentire una
comunicazione efficace.
La battaglia che sosteniamo a
favore del diritto di avere diritti è guidata dalla nostra razionalità,
quella stessa che ci consente di affermare che non esistono
verità assolute. La società di oggi è caratterizzata da un rapido,
inarrestabile cambiamento che non può essere in alcun modo controllato da
un canone etico a vocazione universale basato sui dogmi e sulle certezze
aprioristiche. La laicità, del resto, indica una disponibilità a rivedere
le opinioni ricevute dalla tradizione attraverso un processo critico e di
confronto. Per questo è certezza di tolleranza e di rispetto delle libertà
e delle opinioni altrui, favorisce l’accoglimento delle diverse
prospettive, simpatizza con chi si trova in difficoltà, propugna
l’uguaglianza sociale.
Tenendo conto di queste premesse,
invitiamo i cittadini a discutere con noi le seguenti tesi:
• Occorre riesaminare
criticamente la pretesa della Chiesa cattolica di dichiararsi unica
rappresentante di una morale valida per tutta la società italiana (e di
volerla imporre a tutto il Paese) su temi come il divorzio, l’aborto, la
ricerca scientifica e i suoi limiti, la contraccezione,
l’educazione sessuale, l’autonomia delle persone, i problemi posti dalla
fine dell’esistenza e dalle direttive anticipate relative al trattamento,
della famiglia, delle cellule staminali, della donazione di gameti, delle
indagini genetiche pre-impianto . Soprattutto occorre che il Parlamento e
il governo non accettino questa pretesa.
• Chiediamo che vengano aboliti i
privilegi goduti dalla Chiesa Cattolica (finanziamenti agevolati,
esenzioni in materia di tassazione, finanziamenti delle scuole cattoliche,
insegnamento religioso-cattolico nelle scuole in orario scolastico con
insegnanti pagati dallo Stato ma scelti dai vescovi).
• Chiediamo in particolare che
venga rivisto il meccanismo dell’8 per mille, che consente che l’introito
vada per larghissima parte alla Chiesa Cattolica anche se a indicarla come
destinataria è solo una piccola minoranza dei contribuenti.
• Chiediamo inoltre che venga sottoposto
a revisione e rinegoziazione l’intero Concordato, per eliminare privilegi
impropri e disuguaglianze di trattamento tra le varie confessioni
religiose.
• Chiediamo a tutte le forze
politiche di informare i loro programmi ai principi della laicità e di
dichiarare la loro posizione nei confronti delle libertà civili, delle
quali noi laici siamo strenui sostenitori.
I primi firmatari sono: Greta
Barbolini, Patrizia Borsellino, Piergiorgio Donatelli,
Emilio D’Orazio, Alessandra Facchi, Carlo Flamigni, Mariella Immacolato,
Eugenio Lecaldano, Sergio Livigni, Maria Mantello, Enzo Marzo, Marina
Mengarelli, Maurizio Mori, Claudio Rabbia, Mario Riccio, Stefano Rodotà,
Giorgio Salsi, Carlo Augusto Viano.
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