sabato 28 giugno 2014

Condominio Roma


In uno dei "discorsi da bar" più in voga, quale che sia l'oggetto della discussione, si sostiene che all'Italia servirebbe un bel periodo di dittatura, almeno qualche anno, per rimettere genericamente tutti "in riga", ovvero ristabilire il rispetto delle regole in un "ordine" non meglio precisato. Questo si accompagna inesorabilmente a qualche forma di intolleranza palese, quando porta a identificare un gruppo sociale come causa dei problemi di cui si parla, del degrado e dell'anarchia imperanti. Il rimpianto del mascellone, evidentemente da parte di chi "quando c'era lui" non era nemmeno nei sogni dei nonni, è sempre trendy, ma viene stigmatizzato come folcloristico, quando va bene, liquidato ideologicamente come fascismo fuori tempo massimo negli altri casi. E' un errore.

Razzismo e aspirazioni al totalitarismo costituiscono sempre la resa della civiltà, però qualche volta è utile cercare di comprendere (ma mai giustificare, sia chiaro) le ragioni di queste pulsioni, allo scopo di neutralizzarle e prevenirle.

Stiamo parlando di Roma, una città morta, un cadavere di cemento in fase avanzata di decomposizione, dove vermi e liquami mortuari spadroneggiano e divorano tutto. E dove, giorno dopo giorno, emerge appunto l'intolleranza.

Un'enorme discarica a cielo aperto. Una città dove ovunque si sente impetuoso il puzzo dell'immondizia che si macera all'aperto, immondizia che nessuno raccoglie da mesi e tra la quale grossi sorci passeggiano indisturbati; dove il commercio abusivo, in mano alle mafie asiatiche, prospera ai danni del commercio legale, strozzato da tasse e burocrazia; dove nessuna violazione elementare (importante perché chi è incivile nel poco, è incivile anche nel molto, attenzione) viene perseguita seriamente: dal divieto di sosta, in una città soffocata dal traffico e dalla sosta selvaggia, alle discariche abusive, dai danni causati dai writers e dai "taggaroli" allo scippo militarmente organizzato su mezzi pubblici, e così via. Dove chi amministra si lascia andare alla demagogia, naviga a vista e non ha un progetto di sviluppo o almeno di uscita dall'emergenza, né un'idea anche vaga di quali siano i problemi veri della città (città che invece ha un potenziale enorme) e  di come affrontarli. E tradisce quel bisogno di bellezza e di cura di se stesso che sta nell’anima di ogni essere umano, bisogno che se ignorato e non realizzato porta all’abbruttimento e all’inselvatichimento. 

Una cancrena che sta portando i cittadini esasperati e abbandonati verso posizioni estremiste e spinge ad invocare soluzioni spicce, offrendo all'esasperazione bersagli facili, soprattutto rom e immigrati; molti dei quali hanno preso il sopravvento e dilagano in quel brodo di coltura del razzismo che è il lassismo istituzionale. Roma è una città in un perenne day after da incubo.

Come si è arrivati a questo punto?

Nello scioccante romanzo Il Condominio, pubblicato nel 1975, J. G. Ballard racconta degli abitanti di un grattacielo di 40 piani che nel giro di pochi mesi regrediscono  ad un livello primitivo ed estremamente violento, fino al cannibalismo. Apparentemente perché indotti dall'edificio stesso, come fosse animato, come se l'architettura, in generale, ed un progetto con diverse pecche, nel particolare, potessero influire maleficamente su millenni di progresso civile e culturale. E' facile intuire, invece, che sono gli stessi inquilini (il genere umano, se assumiamo il palazzo come la sua casa, ovvero il pianeta Terra), tra i quali lo stesso progettista del grattacielo, a decidere del proprio destino, accondiscendendo a istinti anti-sociali - inizialmente sotto la classica forma della lotta di classe, esemplarmente descritta come lo scontro tra inquilini dei diversi livelli del grattacielo - che qualcuno vorrebbe insiti nella natura umana.

E' una splendida metafora di quello che sta accadendo a questo paese, di cui Roma, la capitale, è il paradigma perfetto: l'atavica indifferenza per il benessere collettivo, il menefreghismo radicato, la propensione all'arroganza e all'egoismo, la ricerca del proprio vantaggio a danno del prossimo, in sostanza una stupefacente dis-educazione alla comprensione del valore del rispetto reciproco su cui si basa la convivenza civile, qui imperano. Le istituzioni, anche nel ruolo educativo che gli compete, come dicevamo latitano.

Questo degrado estremo meriterebbe una reazione vigorosa della parte incorrotta della cittadinanza, una vera e propria rivolta popolare verticale (ovvero verso le istituzioni); invece i cittadini sono o inconsapevoli perché assuefatti al degrado (tolte le lodevoli ed eroiche eccezioni), nati e cresciuti in questo contesto; oppure troppo spesso rassegnati, quando non proprio disinteressati, e quindi - di fatto - conniventi e artefici essi stessi dell'incuria che li circonda. Perché - parliamoci chiaro – in un contesto come questo, fa comodo a tutti poter parcheggiare in doppia fila senza pagare dazio (e parcheggio), poter viaggiare gratis sui mezzi pubblici, pagare un'inezia per una borsa “griffata” contraffatta. Alimentando così il circolo vizioso che fa prosperare l'imbarbarimento e l'impoverimento, del quale magari gli stessi soggetti si lamentano, senza pudore. Imbarbarimento dal quale poi è comodo avere l'illusione di poter uscire incolpando, come dicevamo all'inizio, dei bersagli facili perché in bella vista: clochard, nomadi, gente che vive al margine ma ben visibile, i soggetti preferiti dalla intolleranza montante. Da parte loro, perché molti di questi non dovrebbero accamparsi su ogni marciapiede defecando in pubblico, perché non dovrebbero scippare viaggiatori sulla metro e rubare rame ovunque, insozzare con l'acido o la vernice ogni muro e ogni treno della metropolitana, se il messaggio che arriva a loro - come a tutti - è che a Roma si può fare tranquillamente?

Ecco, camminando per Roma si ha un'idea precisa di quale sia il brodo di coltura del razzismo: il lassismo, spesso travestito da buonismo o stupido politically correct. L'assenza delle istituzioni, di chi scrive le regole ma poi si disinteressa della loro applicazione; e dei cittadini che non ne pretendono il rispetto perché non capiscono che è nel loro stesso interesse, e le vivono come un fastidio. Ma inclinano facilmente verso il razzismo, perché è più facile e persino consolatorio.

Il degrado.

Se in un sistema funzionante si verifica un guasto, quel guasto va riparato subito, per ripristinare la piena funzionalità del sistema, così come una macchia d'olio va asciugata subito, prima che si espanda e si propaghi. E' la teoria delle finestre rotte: in una città efficiente e pulita, se un giorno una finestra si rompe (o viene rotta), va aggiustata subito, e non lasciata lì così com'è. Altrimenti, la gente che passa e vede la finestra rotta, uguale giorno dopo giorno, è indotta a pensare che tutto sommato sia normale e non così disdicevole avere una finestra rotta (o romperla di proposito). E se è normale e non disdicevole, il meccanismo si ripete all'infinito, fino ad avere una città piena di finestre rotte, cioè degradata e abbandonata a se stessa. Ovvero, il circolo vizioso di cui sopra.

Roma è la città dalle finestre rotte, dove il degrado (materiale e morale), nutrito da decenni di latitanza delle
istituzioni e dalla maleducazione diffusa, è diventato normalità.  A Roma (come altrove in Italia) ci si è abituati a camminare nell'immondizia, e a subire e commettere ogni sorta di prevaricazione. La situazione è talmente incancrenita che non se ne uscirà né facilmente né in poco tempo. E nemmeno in maniera indolore: potrebbe essere necessario fronteggiare vere e proprie rivolte popolari. Assistiamo già  oggi alle scene che si vedono al sud, quando il popolino si rivolta contro le forze dell'ordine che arrestano i boss mafiosi locali. Perché sono loro, i boss - e non lo Stato, che non c'è - a garantire la sopravvivenza e gli interessi particolari. Così qui a Roma: i "grossisti" che riforniscono il commercio abusivo, le associazioni radical-chic buoniste di assistenza ai nomadi che tacciono di fronte agli illeciti commessi dai loro assistiti; la gente per bene che trova comodo parcheggiare in doppia fila... tutti potrebbero rivoltarsi contro le istituzioni il giorno che queste decidessero di far qualcosa. E la percezione nella gente comune, così abituata al caos e al degrado - perché fa comodo a tutti - sarebbe la stessa: un cambio di rotta verrebbe visto come autoritarismo.

E quando il rispetto delle regole, in presenza di una mancata comprensione del loro valore, viene percepito come oppressivo, se non proprio "fascista", giungiamo finalmente al capovolgimento dei valori: a Roma siamo quasi al compimento della "normalizzazione" dell'illecito e dell'inciviltà, che tolto ogni residuo di civiltà diventa a sua volta il nuovo standard di civiltà. Perché sdoganando l'illecito, eliminando la colpa non ci sarà più alcun colpevole e quindi non più il bisogno di risolvere e assolvere.
«Legalizzare la mafia sarà la regola del duemila», cantava Francesco De Gregori.

Come se ne esce?

Tutto questo - attenzione - non deve essere un alibi, per nessuno. La scelta degli amministratori pubblici (a cominciare dal Sindaco e dalla giunta comunale) è  determinante, ma il quadro politico è desolante: tutti hanno fallito, destra, centro e sinistra.
Avessimo nelle istituzioni degli amministratori "illuminati", liberi, coraggiosi, con le idee chiare e non ideologizzati o spaventati dalle lobby, questi dovrebbero dichiarare una vera e propria guerra, non  solo  a mafie e criminalità organizzate, ma al cuore del sistema che genera il degrado: il lassismo, culturale e istituzionale. In realtà, con Ignazio Marino (uno che evidentemente vive su un altro pianeta) in Campidoglio, non si capisce nemmeno se c'è la volontà politica. In ultima analisi, è poco chiaro anche quali sono le competenze di ciascun soggetto (Comune, Provincia, Regione, Prefettura, Governo), e il corto circuito delle competenze è frequente. 

Un dato è certo: Marino è assolutamente inadeguato, non è quello che può affrontare e risolvere il degrado di Roma. Un solo dettaglio, particolarmente significativo, racconta tutto: con un post sulla sua pagina facebook, il sindaco il 25 giugno ha annunciato che un camper del Comune «farà tappa in tutti i Municipi di Roma» per «ascoltare le vostre segnalazioni e proposte e raccontarvi quello che stiamo facendo». Ma dopo poche ore, il blog Roma fa schifo (il più seguito dei tanti blogs "anti degrado", di fatto l'unica speranza e valvola di sfogo che hanno i cittadini per bene) ha constatato che il suddetto camper era parcheggiato in divieto di sosta, e aveva l'assicurazione scaduta! Ecco chi dovrebbe risolvere i problemi della città.

Qui siamo al punto nel quale il degrado nella città si può affrontare solo in Parlamento con leggi ad hoc; e poi ci vorranno forze dell'ordine all'altezza del compito, in grado di supportare l'azione legislativa; a dire il vero, ormai ci vorrebbero proprio l'esercito, l'aviazione e la marina.

Cosa fare.

Chiariamo subito che la chiave è l'istruzione. E' fondamentale l'Educazione civica a scuola: deve diventare una materia a sé stante, parte integrante e fondamentale del programma didattico, con un numero di ore adeguato, che tocchi tutti gli aspetti della convivenza civile. Insegnare fin dalle elementari che la strada si attraversa solo col verde - per esempio - e che i rifiuti, anche piccoli, vanno buttati nel cestino e non sul marciapiede, insomma dalle basi ai temi più complessi, serve come il pane, perché è da lì che parte tutto. 

«Non basta il sapere nella società secolarizzata, tecnologica e globalizzata, ma bisogna apprendere e sviluppare anche personalità e responsabilità sociale, sentimenti di empatia, rispetto, appartenenza e partecipazione». Una scuola vissuta come comunità educativa non fa solo imparare le scienze e le tecniche, ma aiuta a «crescere in umanità». (Luciano Corradini, professore di Pedagogia generale all’Università di Roma Tre e sottosegretario all'Istruzione in un governo precedente - fonte: Corriere.it)

Inoltre, la Costituzione all’articolo 9 recita: «La Repubblica […] tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Il decoro, la tutela e la valorizzazione del patrimonio pubblico vanno scritte col fuoco, in modo chiaro ed inequivocabile, in ogni statuto e regolamento, dal Comune ai Municipi e anche più in basso, perché non ci siano più scappatoie, fraintendimenti e alibi.

Questa generazione, fatta di bambini che vedono i loro genitori parcheggiare sul marciapiede per accompagnarli il più possibile vicino ai cancelli della scuola, oramai è persa; lavoriamo sulle generazioni future, che siano capaci di capire, indignarsi, reagire e infine costruire.
______________________________________________________________

Dopo di che, riguardo a Roma, una volta chiarite le competenze, ecco qualche proposta di corto respiro, in ordine sparso, per cominciare: 

- Il corpo dei Vigili urbani (la Polizia di Roma Capitale) deve fare il suo dovere, che il comandante cominci a distribuire sonore pedate nel sedere ai suoi vigili: sono pagati per far rispettare le regole, sempre e comunque; cosa che ora raramente fanno. Chi non ci sta vada a vendere le patate. Chiaramente lo stesso vale per chi comanda le altre forze dell'ordine su scala nazionale. E' inammissibile che decine di volanti e agenti passino tranquillamente tra centinaia di venditori abusivi o rovistanti nei cassonetti dell'immondizia facendo finta di non vedere. Anche la Prefettura e il Ministero degli Interni e della Giustizia si devono muovere.

- Il servizio di raccolta dei rifiuti va ripensato completamente, a cominciare dall'adozione di cassonetti interrati e blindati come in molti paesi europei, la raccolta "porta a porta" non funziona. Piazze, strade e vicoli storici - non solo in centro - devono essere permanentemente presidiati da operatori ecologici, 24 ore su 24 e sette giorni su sette. L'Ama non funziona, così com'è ora, e va profondamente ristrutturata, e liberata dalla politica.

- Sui trasporti c'è poco da dire: prima di tutto, via la politica dall'Atac; per il resto, sappiamo tutti cosa c'è da fare, a partire dalle ciclabili, dalla cura del ferro e - ancora prima - guerra senza quartiere ai portoghesi che pretendono di viaggiare gratis. La vigilanza nelle stazioni del metrò deve avere il potere di arrestare gli scippatori e chiunque dia fastidio o crei pericolo ai viaggiatori.

- La pedonalizzazione del centro storico deve essere pressoché totale, non farlocca come quella pensata da Marino a via dei Fori imperiali e nel Tridente: che nessuno si lasci intimorire dalle lobby dei commercianti e dei residenti privilegiati, la città non appartiene solo a loro ma deve essere goduta da tutti; e liberare le strade dallo smog, dal traffico e dal parcheggio selvaggio giova anche al commercio. Per fare solo un esempio, il Tridente - da Porta del Popolo a Piazza Venezia/Via Nazionale/corso Rinascimento, e via fino al Colosseo - deve essere totalmente pedonale, anche le macchine dei residenti vanno tolte dalle strade e parcheggiate altrimenti. Sarebbe la più vasta e attraente zona pedonale e commerciale del mondo, un richiamo per turisti irresistibile, da far impallidire lo Stroget di Copenhagen, per fare solo un esempio.

- Lotta dura e senza quartiere al commercio abusivo, a partire dai fornitori di merce taroccata e da chi amministra il giro, così che alla fine si arrivi anche ai venditori molesti nelle strade.

- Stop al volantinaggio in qualsiasi forma (dalle cassette delle lettere ai tergicristalli delle auto), e anche la diffusione della free press va regolamentata severamente per evitare che i giornali volino ovunque al primo alito di vento.

- Criminalità, micro o macro che sia: che nessuno si lasci prendere dal buonismo o dal politicamente corretto, chi campa di delinquenza va sbattuto in gabbia, italiano o no. Non è una questione di etnia o classismo, per capirci, è che se abbiamo un codice civile e penale è perché abbiamo deciso - come comunità - di darci delle regole; sarebbe da buffoni darsi delle regole e poi non rispettarle, o interpretarle secondo la convenienza del momento. Taggaroli e altri zozzoni dritti in galera, si regolamenti anche la vendita delle bombolette spray, chi le acquista deve essere identificabile, all'estero si fa già così (i writers veri abbiano invece l'occasione di contribuire a riqualificare luoghi degradati, in periferia o no, purché in perfetto accordo con le istituzioni e le comunità locali). Quanto ai Rom: una parte di loro (non tutti) costituisce un problema serio, inutile girarci intorno. La questione è complessa, e i campi - specialmente quelli più grandi - sono ingestibili. Ma per cominciare basterebbe anche solo - appunto - applicare e far rispettare le leggi: già adesso, non è consentito accamparsi ovunque, creare discariche abusive, rubare, ricettare e scippare, tenere i figli a casa (o peggio trascinarli nella questua quotidiana) invece che mandarli a scuola. L'integrazione è un discorso più complesso ma va affrontato senza ideologie, no alle discriminazioni, ma nemmeno ai privilegi immotivati.
Non esiste - purtroppo - il "diritto alla casa": i movimenti per le occupazioni vanno combattuti come si fa col terrorismo. Allo stesso tempo, un piano per le case popolari è urgente; magari ristrutturando i tanti edifici abbandonati, invece che cementificare ancora.
Divieto esplicito di esercitare qualsiasi tipo di attività ai semafori, e in ogni altro luogo pubblico se non c'è una regolamentazione precisa e ragionata: non solo i parcheggiatori abusivi, anche quello delle statue viventi e dei vari figuranti ormai è diventato un business in mano alla criminalità.
Prostituzione: piuttosto che quartieri a luci rosse, meglio la riapertura delle case chiuse, purché con controlli costanti, anche asfissianti, per stroncare lo sfruttamento, tassare chi liberamente esercita e vigilare sulla sua igiene, e di conseguenza sulla salute dei clienti.

- La cultura, oltre che l'arte e l'architettura, è la risorsa di Roma. Musei e altre manifestazioni devono essere sempre aperti e fruibili, ogni idea che crea interesse e arricchisce l'offerta va incentivata. Via la politica dalla gestione dei musei.

- Per finire: nel breve termine, è il caso di valutare se, a fronte di inadempienze gravi evidentissime, i soggetti istituzionali preposti all'amministrazione e alla vigilanza (Comune, Prefettura, ecc.) possano essere oggetto di una denuncia collettiva per non aver svolto finora il loro compito: basta leggere ogni giorno sul web i blogs antidegrado che forniscono prove a valanghe sul degrado di Roma e sulle sue responsabilità. Ci vogliono gli strumenti adatti a tenere sotto pressione le istituzioni, perché fidarsi è bene...
_____________________________________________________________________

Questa città, abbandonata a sé stessa e dominata dalle mafie, capitale di una civiltà malata, fradicia nelle fondamenta, è il Condominio di Ballard. Siamo tutti in una gigantesca pentola a pressione in procinto di esplodere (o implodere, fate voi). Stiamo camminando tutti sul ciglio di un profondo burrone, basta un nonnulla perché ci si cada dentro sfracellandoci per sempre e con gran fragore. Davvero vogliamo questo?


Nessun commento: