sabato 2 agosto 2014

É difficile riconoscerli



É difficile riconoscerli. Bisognerebbe saper cogliere piccole sfumature di tristezza nello sguardo, quel velo d'ombra grigia nell'espressione, come il filo di un palloncino gonfio di paura e incredulità che i bambini tengono per mano sopra la testa. 
Vestono allo stesso modo di sempre, curano la barba o la pettinatura, la manicure, la scelta degli accessori, come hanno fatto ogni mattina fino ad ora, scelgono con cura l'abbigliamento indossando i capi migliori che hanno; come sempre, infilano gli auricolari nello smart phone e ascoltano la stessa musica, gli occhiali da sole eretti a barriera tra il mondo e il vuoto che hanno dentro, un sistema di vasi che non devono assolutamente comunicare. Non si fanno mancare il caffè al bar, spesso con un cornetto. Come hanno sempre fatto.
Viaggiano a passo deciso, scendono in metropolitana e si lasciano trasportare, gesticolando come gli altri pendolari o leggendo qualche pagina di un libro, acquistato perché in offerta. 
È difficile riconoscerli, perché tutti sono riluttanti a cambiare abitudini, tentano di ignorare che stia davvero accadendo, coltivano la routine come se servisse ad esorcizzare la sventura.
Ogni movimento, ogni singolo gesto, ogni rituale quotidiano; questa è la tattica scelta per conservare la dignità e provare a restare esseri umani interi, resistere a quella bestia feroce ed affamata che è la perdita del lavoro. Che è come il pianoforte che ti piove in testa nei cartoons, mentre passeggi tranquillo, come cadere da un treno in corsa, e provare a risalire mentre si viene aggrediti dal mostro opportunista generato da un sistema che si nutre di tanti altri come loro, mentre tutti gli altri sembrano al sicuro.
Un sistema retto da un ridicolo assioma incorporeo - un artifizio retorico scollegato dalla realtà dei fatti - che qualcuno ha preteso "...fondato sul lavoro".
E che invece è crollato con tutto il suo peso addosso a quelli come loro.
Salvare l'apparenza, un sottile fotogramma di normalità, aggrapparsi alla consuetudine, la sola circostanza che li separa dalla presa di coscienza, dalla rassegnazione, il filo sottile del funambolo sul baratro della pazzia.
Davvero, è quasi impossibile riconoscerli. 

Pubblicato ieri qui.


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