Mese di giugno, stagione di Gay
Pride in tutto il Paese. Come ogni anno centinaia di migliaia di cittadini
sfileranno per le strade per chiedere i diritti che spettano alle persone glbt,
a una politica che da quell'orecchio non ci ha mai voluto sentire, qualsiasi
fosse la composizione del Parlamento.
Come ogni anno, anche in questo
2014 l'Ilga (International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex
Association) ha emesso il suo rapporto annuale sulla situazione delle
persone glbt in Europa: il Rainbow package mostra una carta continentale a più
colori (mostrata nell'immagine) e diverse tonalità, dal verde scuro della Gran
Bretagna, che si conferma come il Paese più liberale (o civile, se preferite)
in tema di diritti civili, al rosso sangue della Russia di Putin, dove le
persone glbt rischiano la vita ogni giorno.
L'Italia conserva il suo colorito itterico, pallido,
triste e smunto, che vuol dire assenza di ogni legislazione sul matrimonio o
qualsiasi altra forma di civil partneship, nessuna legge a
contrasto dell'omofobia, estremisti cattolici e omofobi d'ogni sorta lasciati
ancora liberi di esercitare la loro propaganda d'odio. Malgrado un
"giovane" premier, Matteo Renzi, che aveva promesso una legge sulle
unioni civili nel suo programma. Renzi in questo periodo ha anche le deleghe
alle Pari opportunità, il che non fa che raddoppiare le sue colpe. Anche altre
forze politiche, dall'aspetto altrettanto "giovane e
"alternativo" hanno deluso le aspettative, sebbene per motivi diversi.
In questo quadro, la Gay Pride Parade in Italia ha celebrato il suo
ventennale; a Roma hanno già sfilato in duecentomila, e per la prima volta dal
1994 (quando fu Rutelli ad aprire il corteo) un sindaco ha patrocinato la
manifestazione e sfilato sin quasi alla fine del corteo. Abbiamo così assistito
alla scena surreale di Ignazio Marino, espressione di un partito - il Pd -
dilaniato da una guerra interna senza quartiere, sfilare con tanto di fascia
tricolore per le strade di una città che oltre a non offrire alcuna tutela e
diritto alle persone glbt, è incredibilmente sporca e degradata, senza
dare segno di accorgersene, come fosse un turista. Marino aveva promesso una
delibera sulle unioni civili, che però è stata più volte rimandata. La sua
presenza sabato in piazza, senza aver portato alcun fatto concreto, è servita
solo a reiterare delle promesse (l'ultima prevede l'arrivo in aula della
delibera entro giugno), riscuotendo applausi (immotivati) e qualche
contestazione, da parte di cittadini stufi di promesse mai mantenute.
Intanto, il circo dei paladini
della famiglia tradizionale prosegue col suo show, mettendo in scena sia
iniziative consuete, nel caso di Roma una contro-sfilata regolarmente
autorizzata di Forza Nuova dall'altra parte del Tevere (non a caso), sia
importando idee d'oltralpe, come quella delle sentinelle in piedi. Esibizioni grottesche di chi si
spaccia come difensore di una istituzione - la famiglia
"tradizionale" - che non ha bisogno di essere difesa.
Vent'anni di manifestazioni,
senza che si sia mosso nulla. L'unico dato certo è che un altro anno è andato
sprecato.
Pubblicato ieri qui.
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