martedì 10 giugno 2014

Pride, 20 anni di orgoglio. Inutilmente



Mese di giugno, stagione di Gay Pride in tutto il Paese. Come ogni anno centinaia di migliaia di cittadini sfileranno per le strade per chiedere i diritti che spettano alle persone glbt, a una politica che da quell'orecchio non ci ha mai voluto sentire, qualsiasi fosse la composizione del Parlamento.

Come ogni anno, anche in questo 2014 l'Ilga (International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association) ha emesso il suo rapporto annuale sulla situazione delle persone glbt in Europa: il Rainbow package mostra una carta continentale a più colori (mostrata nell'immagine) e diverse tonalità, dal verde scuro della Gran Bretagna, che si conferma come il Paese più liberale (o civile, se preferite) in tema di diritti civili, al rosso sangue della Russia di Putin, dove le persone glbt rischiano la vita ogni giorno.

L'Italia conserva il suo colorito itterico, pallido, triste e smunto, che vuol dire assenza di ogni legislazione sul matrimonio o qualsiasi altra forma di civil partneship, nessuna legge a contrasto dell'omofobia, estremisti cattolici e omofobi d'ogni sorta lasciati ancora liberi di esercitare la loro propaganda d'odio. Malgrado un "giovane" premier, Matteo Renzi, che aveva promesso una legge sulle unioni civili nel suo programma. Renzi in questo periodo ha anche le deleghe alle Pari opportunità, il che non fa che raddoppiare le sue colpe. Anche altre forze politiche, dall'aspetto altrettanto "giovane e "alternativo" hanno deluso le aspettative, sebbene per motivi diversi.

In questo quadro, la Gay Pride Parade in Italia ha celebrato il suo ventennale; a Roma hanno già sfilato in duecentomila, e per la prima volta dal 1994 (quando fu Rutelli ad aprire il corteo) un sindaco ha patrocinato la manifestazione e sfilato sin quasi alla fine del corteo. Abbiamo così assistito alla scena surreale di Ignazio Marino, espressione di un partito - il Pd - dilaniato da una guerra interna senza quartiere, sfilare con tanto di fascia tricolore per le strade di una città che oltre a non offrire alcuna tutela e diritto alle persone glbt, è incredibilmente sporca e degradata, senza dare segno di accorgersene, come fosse un turista. Marino aveva promesso una delibera sulle unioni civili, che però è stata più volte rimandata. La sua presenza sabato in piazza, senza aver portato alcun fatto concreto, è servita solo a reiterare delle promesse (l'ultima prevede l'arrivo in aula della delibera entro giugno), riscuotendo applausi (immotivati) e qualche contestazione, da parte di cittadini stufi di promesse mai mantenute.

Intanto, il circo dei paladini della famiglia tradizionale prosegue col suo show, mettendo in scena sia iniziative consuete, nel caso di Roma una contro-sfilata regolarmente autorizzata di Forza Nuova dall'altra parte del Tevere (non a caso), sia importando idee d'oltralpe, come quella delle sentinelle in piedi. Esibizioni grottesche di chi si spaccia come difensore di una istituzione - la famiglia "tradizionale" - che non ha bisogno di essere difesa.


Vent'anni di manifestazioni, senza che si sia mosso nulla. L'unico dato certo è che un altro anno è andato sprecato.

Pubblicato ieri qui.

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