È passata dunque la domenica di
veglia delle Sentinelle in piedi. «Ritti, silenti e fermi», come si
definiscono con enfasi nel loro sito, anche stavolta hanno vegliato «per la
libertà d'espressione e per la tutela della famiglia naturale fondata
sull'unione tra uomo e donna».
L'oggetto della loro protesta, a
dir poco ben vista dal clero cattolico e da non pochi gruppi di estrema destra,
è la legge sul contrasto all'omofobia firmata dal Pd Scalfarotto e attualmente
impantanata in parlamento; ma anche il pur blando progetto di legge - ancora
lontanissimo da venire - sulle unioni civili, anche omosessuali, promesso da
Renzi. Insomma, ogni iniziativa che mette a rischio il concetto distorto,
perché idealizzato, e totalmente ideologico perché derivato dal racconto di un
testo sacro che non può essere (in democrazia) imposto a tutti, che quella
parte di società ha della famiglia.
Una delle paure (o uno dei
pretesti più spregiudicati, a seconda dei punti di vista) delle Sentinelle e di
chi le sostiene è che una volta approvata la legge non si potrà più sostenere
di essere "contrari" al matrimonio gay. È proprio così? In realtà no,
anzi: la legge ferma al Senato contiene un cavillo che mette il clero,
principale sponsor delle Sentinelle, al riparo dagli effetti della legge stessa.
Vediamo.
Salvo ulteriori modifiche, il
disegno di legge firmato - tra gli altri - da Ivan Scalfarotto si rifà alla
norma del 13 ottobre 1975 «Ratifica ed esecuzione della convenzione
internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale,
aperta alla firma a New York il 7 marzo 1966», e vuole integrare nella già
esistente legge Mancino-Reale la fattispecie di «reati fondati sull'omofobia o
sulla transfobia». Il testo prevede sanzioni per «chi diffonde in qualsiasi
modo idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero
incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali,
etnici, nazionali, religiosi o fondati sull'omofobia o sulla transfobia»,
o a commettere «violenza o atti di provocazione alla violenza» per gli stessi
motivi. È inoltre vietata «ogni organizzazione, associazione, movimento o
gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla
violenza per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o fondati
sull'omofobia o sulla transfobia». Se quest'ultimo capoverso può ingenerare
qualche dubbio, a chiarire arriva l'articolo 3-bis, che afferma: «Ai sensi
della presente legge, non costituiscono discriminazione, né istigazione alla
discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od
opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all'odio
alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente ovvero», attenzione,
«anche se assunte all'interno di organizzazioni che svolgono attività di natura
politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o
di culto, relative all'attuazione dei princìpi e dei valori di rilevanza
costituzionale che connotano tali organizzazioni».
La contrarietà delle Sentinelle,
quindi, oltre ad essere espressione di arroganza, è fondata su una bugia (il
pericolo per la libertà di espressione) e ignora un odioso privilegio. Del
resto la libertà di espressione è garantita in principio nella stessa
Costituzione, madre di tutte le leggi, ma in Italia - si sa - se si può
aggirare una legge qualsiasi, lo si può fare anche con la Costituzione.
Non sappiamo se le nostre
valorose Sentinelle abbiano mai letto il testo della proposta di legge
Scalfarotto; quello che sappiamo è che continuano a manifestare a sprezzo del
ridicolo, essendo la loro protesta fondata sul nulla, se non sulla pretesa,
arrogante e violenta nelle premesse, di negare ad altri un diritto da loro già
acquisito: la libertà individuale di scegliere.
Sarebbe assai interessate vedere
quale sarebbe la reazione delle Sentinelle, e soprattutto dei loro sponsor
d'Oltretevere se altre Sentinelle scendessero in piazza per protestare contro
le leggi - quelle sì - liberticide che puniscono la blasfemia e il vilipendio
della religione.
Ma il dibattito più interessante,
alla fine, e quello più importante, verte sull'opportunità di dare a questo
"movimento" (che si rifà esplicitamente ai Veilleurs debout francesi),
fintamente apolitico e aconfessionale, tutta la visibilità che ha ottenuto
anche stavolta, pur con un numero di partecipanti piuttosto esiguo. La sua
piattaforma è indubbiamente fondata su una menzogna - cioè che la libertà
d'espressione e l'istituto della famiglia "tradizionale" sarebbero in
pericolo - ma la capacità di convogliare su di sé l'attenzione dei media ogni
volta che scendono a "leggere" in piazza non va sottovalutata, e
purtroppo gli sberleffi a loro indirizzati in queste ore vanno in senso
opposto. Per non dire delle pretese di alcuni gruppi di estrema sinistra di
farli sloggiare dalle piazze che hanno scelto: non si può difendere la
democrazia negandola agli altri. Bisogna evitare di farne dei martiri, sarebbe
il colmo. Non per niente ben 18 associazioni glbt avevano
invitato a non contromanifestare per non fornire ai media ulteriori spunti per
parlare delle Sentinelle.
Infine, un altro dettaglio da
considerare: stavolta le Sentinelle sono riuscite a portare in piazza (dopo
averci parlato nei mesi scorsi, per esempio a Brescia) anche gruppi di
musulmani, materializzando di fatto quella Santa Alleanza tra religioni
propugnata dagli ultimi papi contro le libertà e i diritti dei cittadini a loro
invisi. Gli ex nemici delle crociate uniti nella lotta ai nuovi nemici. C'è
sempre bisogno di un nemico, come ci insegna Orwell.
Pubblicato ieri qui.
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