Siamo a luglio, fa un caldo boia,
i telegiornali ripropongono lo stanco rito dei consigli per l'estate: non
uscite nelle ore calde, bevete tanta acqua, mangiate molta frutta fresca, e non
indossate abiti provocanti, tipo la minigonna. Magari evitate anche di sculettare,
se siete maschi e omosessuali. Va bene, quello sugli abiti e sul movimento del
fondoschiena sono consigli che non vengono dai telegiornali, e non hanno a che
fare strettamente col termometro e l'igrometro.
Andiamo con ordine: per
cominciare, forse quest'anno i consigli sul caldo vanno un po' meno, o almeno,
a chi scrive non è ancora capitato di imbattercisi, e questa è una bella
notizia. Che con le ovvietà fossimo finalmente arrivati alla... frutta fresca?
Sarebbe un bel segno di progresso civile, cosa che scarseggia da queste parti.
No, il biasimo per l'abito
succinto ha a che fare con la cronaca. Con la triste vicenda del marinaio che
ha violentato una sedicenne nella capitale. Nei pressi di piazzale Clodio, sede
del Tribunale ordinario di Roma: un'ingiustizia commessa in un luogo dove le
ingiustizie si combattono, o così dovrebbe essere; una beffa, in una città
totalmente allo sbando, dove tutto è possibile e consueto, anche l'orrore. Ma
questa è un'altra storia.
Dunque, un virile soldato (italiano,
purtroppo per gli amanti della retorica xenofoba) che difende l'onor patrio in
giro per il mondo, perché a quanto pare era in partenza per una missione
internazionale, ha violentato una minorenne, adescandola fingendo di essere un
poliziotto. Arrestato, sarà processato, e vedremo come si concluderà - chissà
quando - l'iter giudiziario.
Ma intanto è partita la gara dei
commenti e, come un fiume in piena, è esplosa l'indignazione pubblica. Tra gli
altri, ci si è messa l'onnipresente e onnicommentante Selvaggia Lucarelli. Che
si è scagliata - con tutte le ragioni, sia chiaro - sulle truppe commentanti
che scorrazzano su Facebook, da quando questo social è nato. Molti di questi
(la Lucarelli ha postato uno screenshot a dimostrazione) hanno esibito
la loro rozzezza e miseria intellettuale, riesumando l'eterno postulato del
maschilismo imperante: «Se l'è andata a cercare». Perché? Perché vestiva -
appunto - abiti provocanti, e stava in giro in ora tarda. Niente di nuovo sotto
il sole, verrebbe da dire. Lasciamo un attimo da parte questa vicenda, e
prendiamone un'altra, che parimenti impazza sui social e nei
tg in queste ore.
Un giovane pugliese inseguito e aggredito, proprio menato (dieci giorni di prognosi) da due
giovani idioti (ma virili, supponiamo, pure loro). Perché? Perché omosessuale.
Intendiamo: omosessuale in maniera vistosa, inequivocabile. Quindi, anche lui
«Se l'è andata a cercare». Poteva vestirsi come un camionista, e sputare per
terra ogni due passi, si sarebbe evitato questa notorietà involontaria e i
punti di sutura.
Naturalmente la prudenza
consiglia di aspettare l'esito delle indagini in entrambi i casi; ma intanto, a
differenza del primo episodio, qui ci sono le immagini: chiare, inequivocabili.
C'è poco da discutere.
Due episodi, tra i tanti, troppi
che accadono, che discendono dalle stesse fonti: la misoginia, il sessismo,
l'omofobia, il maschilismo. Tutti parenti, e anche stretti. Ma a difendere il
ragazzo aggredito in Puglia, non è intervenuta nessuna tuttologa. La violenza
omofobica ha un avallante eccellente e non nascosto: Santa Madre Chiesa.
Sempre i soliti anticlericali,
dirà chi legge. Allora usciamo per un momento dalla cronaca. Che penseremmo se
un documento ecclesiale ufficiale - una ipotetica Lettera Pastorale per
la Cura delle Donne e del Posto che devono occupare nel Mondo -
mettesse nero su bianco il postulato maschilista di cui sopra? Se dicesse, a un
precisato capoverso, qualcosa come: «La doverosa reazione alle ingiustizie
commesse contro le donne non può portare in nessun modo all'affermazione che un
abbigliamento sconveniente non sia offensivo. Quando tale affermazione viene
accolta e di conseguenza l'esibizione del corpo femminile accettata come buona,
oppure quando viene introdotta una legislazione civile per proteggere un
comportamento al quale nessuno può rivendicare un qualsiasi diritto, né la
Chiesa né la società nel suo complesso dovrebbero poi sorprendersi se anche
altre opinioni e pratiche distorte guadagnano terreno e se i comportamenti
irrazionali e violenti aumentano». Traduzione: se la donna si mette la
minigonna, lo stupro se lo va a cercare. Appunto.
Che penseremmo? Tutto il male
possibile, si suppone (o si spera).
Ebbene, un documento del genere
esiste. Ma non ha a che fare con le donne. Si chiama Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale
delle persone omosessuali. Saltiamo tutta la premessa teologica,
consistente come l'aria fritta, e arriviamo subito al paragrafo dieci, quello
galeotto. Eccolo, per intero:
«Va deplorato con fermezza che le
persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole
e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori
della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto
per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana
convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev'essere sempre
rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni.
Tuttavia, la doverosa reazione
alle ingiustizie commesse contro le persone omosessuali non può portare in
nessun modo all'affermazione che la condizione omosessuale non sia disordinata.
Quando tale affermazione viene accolta e di conseguenza l'attività omosessuale
è accettata come buona, oppure quando viene introdotta una legislazione civile per
proteggere un comportamento al quale nessuno può rivendicare un qualsiasi
diritto, né la Chiesa né la società nel suo complesso dovrebbero poi
sorprendersi se anche altre opinioni e pratiche distorte guadagnano terreno e
se i comportamenti irrazionali e violenti aumentano».
Firmato Joseph Ratzinger,
papa emerito (all'epoca Prefetto della Congregazione per la Dottrina della
fede, organo che discende direttamente dal tribunale per l'Inquisizione).
Traduzione: se sei omosessuale ti
devi nascondere, sennò ti vengono a cercare i ganzi pugliesi, i nostalgici del
duce, la polizia russa, i presidenti africani. E sarà stata colpa tua.
È fin troppo facile condannare la
violenza, di qualunque tipo e chiunque ne sia oggetto, donne e omosessuali in
questo caso. Non che la Chiesa non si sia mai distinta per la sua misoginia, ma
almeno l'ha sempre coperta di pietosa ipocrisia, di retorica sull'importanza
del ruolo della donna nel mondo. Si è persino inventata una divinità femminile
- Maria - da mettere a fianco della Trinità. Invece, l'odio verso i gay non si
è mai preoccupata di nasconderlo. Insomma, persino nel terreno della violenza
socialmente "accettata" o proprio istituzionalizzata si fanno figli e
figliastri: l'ondata di indignazione pubblica è differente nei due casi, e
parecchio. Perché? Come diceva il buon Marzullo, facciamoci la domanda e
diamoci una risposta.
Immodestamente, intanto, ci
sentiamo di dare un paio di consigli. Il primo a papa Francesco: se davvero ci
tiene a restare nella storia come il primo, vero papa "progressista",
e non solo oggetto di un'abile operazione di marketing ecclesiale, dentro la
quale non c'è nulla di nulla, potrebbe cominciare da un gesto eclatante proprio
come questo: stracciare la lettera di Ratzinger. Se Bergoglio, come ha tenuto a
precisare, non è nessuno «per giudicare», cestini quel documento, carico di
giudizi velenosi, portatore di odio e generatore di violenza.
Poi, sommessamente, una richiesta
e una proposta a Selvaggia Lucarelli, perché no: faccia un post anche
sull'omofobia cattolica, porti a conoscenza di tutti quell'orribile documento.
Che è solo la punta di un iceberg, d'accordo, ma è altamente simbolico e
fornisce un formidabile alibi ai violenti.
E, sfruttando la sua popolarità,
dia - se ritiene e per quanto può - una smossa al movimento femminista e a
quello per i diritti delle persone lgbt: dove vogliamo andare ancora divisi?
Siamo tutti sulla stessa barca, amiche e amici, non sarà ora di unire le forze,
contro il maschilismo e i suoi figliocci e protettori?
Già pubblicato qui.
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