Jorge Mario Bergoglio, sovrano
della Città del Vaticano e Pontefice massimo della Chiesa cattolica col nome di
Francesco, parlerà al Parlamento europeo martedì 25 novembre. È il secondo papa
a comparire in quell'aula, dopo Karol Wojtyla nel 1988.
Martin Schulz, socialdemocratico
tedesco, attuale presidente dell'aula di Strasburgo, dopo essersi preso del kapò da
Silvio Berlusconi (in un fotogramma memorabile nella storia
dell'europarlamento), ha invitato Bergoglio a ottobre 2013 e lo ha incontrato
di nuovo nelle scorse settimane per confermargli l'invito ufficiale e scambiare
dei regali con lui.
Nel sito
istituzionale della presidenza dell'europarlamento, Martin Schulz
dichiara: «Questo Parlamento è il cuore della democrazia a livello europeo. Il
Parlamento europeo sarà sempre dalla parte del popolo, lavorando per migliorare
la vita quotidiana di centinaia di milioni di europei. Il Parlamento europeo
lavorerà in modo dignitoso ed equo, basato sul rispetto e la non
discriminazione. A nome del Parlamento, lavorerò con ancora maggior vigore, la
trasparenza e la visibilità in tutto ciò che faccio per l'Europa».
In coerenza con questa
affermazione alcune associazioni e movimenti politici puntano il dito contro
l'invito di Shultz. Bergoglio è «il rappresentante di una religione che ha in
disprezzo i diritti umani», scrive Democrazia atea nella
presentazione della petizione che chiede proprio a Schulz «in quale veste
abbia invitato Bergoglio», e quindi che la sua presenza - per pronunciare un
discorso immaginiamo senza contraddittorio - costituisca un'incongruenza
difficilmente spiegabile. Anche se in effetti l'Unione europea si è già
distinta per peculiari amnesie, per esempio non ha preso una posizione netta e
decisa nemmeno contro la deriva reazionaria e autoritaria dell'Ungheria, benedetta proprio dalla Chiesa di Bergoglio. Quel
Bergoglio, il papa più sopravvalutato della storia, frutto di una riuscita
operazione di marketing, che al di là delle chiacchiere non ha cambiato di una
virgola la dottrina della sua Chiesa.
Anche la Federazione Umanista
Europea «giudica questo invito estremamente inappropriato per una istituzione
europea che rappresenta cittadini di ogni credo e convinzione - incluse quelle
non religiose. Perché il leader di una religione dovrebbe avere l'opportunità
di parlare all'assemblea dei rappresentanti dei cittadini europei? Questo
invito non è altro che il simbolo dei privilegi di cui la Chiesa Cattolica ha
sempre goduto in Europa e nelle istituzioni europee». Ma l'invito oramai è
stato accettato e la macchina dell'accoglienza è in funzione.
Sarà interessante, allora, ascoltare
per esempio cosa dirà del matrimonio e delle unioni omosessuali in un
continente dove solo la Grecia e il cortile dietro il Vaticano, cioè l'Italia,
non prevedono né l'uno né le altre. Dirà ai rappresentanti svedesi, portoghesi,
sloveni, tedeschi, belgi e austriaci di cancellare ogni forma di «diritto
immaginario» concesso ai gay di quei paesi? E che dirà del "bene" dei
bambini danesi, olandesi, francesi, che possono già avere due genitori dello
stesso sesso? Dirà a quei genitori «Consegnate i vostri figli»?
Sarà davvero interessante
ascoltare cosa dirà (se ne parlerà, del che dubitiamo) di quell'immenso,
tragico scandalo - in primis proprio per i poveri bambini
indifesi di cui dice di preoccuparsi - della pedofilia dei suoi preti, di
fronte ai rappresentanti di un continente dove i media non sono così
provinciali, omertosi e vergognosamente genuflessi come quelli del cortile
vaticano, e ne parlano diffusamente da anni.
E cosa dirà delle politiche sulla
contraccezione e l'interruzione volontaria di gravidanza cui nessuno dei paesi
in cui sono garantite si sogna di rinunciare solo perché un papa potrebbe
intimarglielo? Riprodurrà su scala continentale la sua grottesca esaltazione
del presunto coraggio dei medici obiettori italiani?
Vorrà forse dire qualcosa sulla
«notizia che la Corte di giustizia del Lussemburgo ha deciso di ammettere nel
merito un ricorso che potrebbe costare agli enti ecclesiastici che operano in
Italia fino a quattro miliardi di euro, l'ammontare di Ici e Imu non pagato dal
2008», come riporta il blog dell'Uaar (Unione degli atei e degli agnostici
razionalisti), e in generale sugli innumerevoli privilegi fiscali di cui gode
la sua Chiesa della "povertà" (a parole)?
Dirà qualcosa allora, anche se
non è in agenda alcuna discussione sulla Costituzione europea e non avrà senso
insistere nuovamente, come i suoi predecessori, sulle radici cristiane dell'Europa? Questo non è
improbabile, almeno a sentire un entusiasta cardinale Reinhard Marx, presidente
della Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea), spera «che
il Santo Padre incoraggi i parlamentari europei nel loro lavoro, indicando come
i valori fondamentali dell'Unione, ispirati in larga misura dalla fede
cristiana, possono plasmare l'Europa di domani», come riporta Avvenire oggi.
Insomma, si profila una predica
da curato di campagna imparata a memoria sui "valori cristiani", una
difesa della famiglia tradizionale (da cosa ancora non s'è capito) e una tipica
intemerata vescovile sulle minacce all'universo intero da parte della
"ideologia gender", come in una domenica qualunque dal balcone di
casa sua, solo in un contesto eccezionale?
Passerà il prevedibile clamore
mediatico della predica papale a Strasburgo, condito dalla consueta e
stucchevole lode sperticata e acritica al nuovo corso "francescano",
un immenso euro-inchino senza precedenti nella storia di
quell'aula: perché almeno Wojtyla ha parlato durante il crepuscolo della guerra
fredda, col muro di Berlino che stava per cadere, mentre l'unica rivoluzione
che Bergoglio può vantare è quella del selfie.
Dopo di che, se proprio si dovrà
indicare quali devono essere i valori fondanti dell'Europa che verrà, piuttosto
che i valori di una sola religione, ideologica e avulsa dalla realtà per
eccellenza, che si parta dai documenti sui diritti umani approvati proprio in
quell'aula, come la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, o la Risoluzione del Parlamento europeo del 4 febbraio 2014 sulla
tabella di marcia dell'UE contro l'omofobia e la discriminazione legata
all'orientamento sessuale e all'identità di genere.
Perché l'Europa, per la sua
storia plurimillenaria fatta di influenze culturali e spirituali molteplici e
diverse, nonché culla dell'illuminismo e del pensiero razionale, o è laica o
non è. O è equidistante e non influenzabile da religioni e ideologie, o torna
ad essere un gigantesco feudo ecclesiale, come nei secoli bui del medioevo,
quando re ed imperatori venivano incoronati dal papa.
Speriamo che qualcuno lo
ribadisca già martedì prossimo in quell'aula.
Pubblicato ieri qui.
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