I cittadini che da anni aspettano
una normativa sulle Unioni civili, e in particolare le persone omosessuali che
non hanno nemmeno l'alternativa del matrimonio, hanno l'unico inutile
"privilegio" di stare sempre al centro del dibattito, suscitare
polemiche infinite e tifo da stadio - pro o contro - argomento di discussioni
da salotto chic e da mercato. Ogni volta che si prova ad
affrontare un problema che li riguarda (oggi le unioni civili, ieri l'omofobia)
si scopre che c'è sempre qualcosa di più importante o di più urgente da fare,
prima di dare diritti e dignità a una parte della cittadinanza (che aspetta da
decenni) come dovrebbe succedere in ogni democrazia matura e civile.
Unioni civili? No, prima c'è da
pensare all'economia, al jobs act, a qualche guerra imminente (ce
ne è sempre una alle porte), alle beghe interne ai partiti, agli equilibri di
governo sull'altare dei quali le persone glbt sono sempre le prime ad venir
sacrificate. Ma sempre, e comunque, c'è da tutelare la "famiglia naturale".
Paradossalmente, si parla e ci si occupa di "famiglia" (al singolare,
attenzione) nei palazzi del potere solo quando qualcuno nomina i gay.
Intendiamoci, tutti questi sono problemi di reale importanza, ma lo sono da
decenni, non solo da oggi, mentre regolamentare un minimo sindacale di diritti
civili è gratis e richiede poco tempo. A volerlo fare.
Così, accade che anche la debole
proposta di Matteo Renzi sulle Unioni civili (modello tedesco, senza adozioni),
avanzata qualche era geologica fa, abbia seminato il panico tra le file dei
"difensori della famiglia"; peccato che questa proposta sia solo un
bluff, perché è palese che sia destinata ad essere sacrificata sull'altare
della sopravvivenza del governo con Alfano, e bloccata dall'improvviso parossismo
dei cattolicisti del Partito democratico. Un fuoco su cui sta
soffiando il clero cattolico con particolare impegno, guarda caso, da quando
sul trono di Pietro si è seduto il finto progressista Bergoglio, detto anche papa
marketing.
Ora, è spiacevole far pubblicità
a certi figuri, ma la lettera aperta che il Comitato Famiglia Educazione
Libertà ha destinato al premier Renzi, al neo Presidente della Repubblica
Mattarella e al ministro dell'istruzione Giannini, è un bell'esempio di delirio
suggerito da quella che oramai può tranquillamente essere definita
"ideologia familista" (o "familismo ideologico", fate voi),
quel modo distorto e avulso dalla realtà dei fatti di postulare che solo e
solamente la famiglia "naturale" (tradotto: eterosessuale e
cattolica) abbia un ruolo e una dignità sociale. La famiglia come un totem, un
oggetto metafisico, una disciplina, un dogma, non importa cosa contenga,
l'importante è si imponga.
Nella lettera si chiede che a scuola giammai venga fatta
educazione sessuale, per ragioni di "intimità, pudore, rispetto della
privacy" e primato educativo della famiglia rispetto alla scuola. Chi ha
uno stomaco abbastanza forte può leggersi da solo il testo della missiva.
Il vero obiettivo però, a
dispetto dell'ipocrisia della lettera, sono i diritti delle persone glbt,
mascherati nella forma della cosiddettateoria del gender, ennesima
invenzione lessicale dell'estremismo cattolico dopo omofilia, laicismo eccetera.
Questa teoria affermerebbe che il "pensiero unico" dominante (una
specie di Spectre comandata da Goldfinger, forse)
vuole imporre l'annientamento della differenza tra i sessi, e che -
testualmente - si vuole insegnare ai «bambini di 4-6 anni» che «i rapporti
orali e anali sono "naturali"», che è lecito masturbarsi a quell'età,
e che «alle ragazzine delle medie» si raccomanda «di non dire ai genitori se
rimangono incinte, perché ci sarà un giudice cui affidarsi per il problema
dell'aborto».
La pressione politica contro i
diritti delle persone glbt non è mai veramente venuta meno, ma la novità è che
in questi ultimi anni si è accompagnata a uno straordinario impiego di forze
nella società di gruppi e singoli accomunati da un comune sentimento omofobico
e familista. Quindi: sentinelle in piedi, estremismo di destra sdoganato da
buona parte del mondo cattolico, surreali video che girano sul web; e l'improvviso attivismo di
Mario Adinolfi (leggete quello che scrive oramai dappertutto, e inorridite; o
ridete, se volete), del Partito democratico, lo stesso del premier, che segue
la scia tracciata dai vari Giovanardi, Binetti, forzisti, alfaniani e leghisti
assortiti. Per la cronaca: Adinolfi ha divorziato dalla prima moglie e si è
sposato di nuovo, stavolta a Las Vegas.
Venghino siore e siori, c'è
posto per tutti!
L'ideologia familista e omofobica
raggiunge l'apice della sua follia rabbiosa quando non si fa scrupoli ad
imbrogliare, a giocare sporco: esemplare il caso del dottor Mario Binasco, che
durante le audizioni in Commissione Giustizia aveva paragonato il ddl Cirinnà
(il testo attualmente in discussione sulle Unioni civili) ai terroristi
dell'Is. Questo signore, invitato alla discussione dal senatore Giovanardi,
compagno di partito di Alfano, si era spacciato come rappresentante della
sezione italiana dell'"Ecole Européenne de Psychanalyse". Peccato che
questa "scuola" non esista più dal 2001, e che «Le idee espresse da
Binasco riguardo alla questione delle unioni omosessuali distano anni luce dalle
elaborazioni in materia sviluppate in seno all'Associazione mondiale di
psicoanalisi», come ha avuto cura di chiarire il dottor Domenico Cosenza,
presidente della Scuola italiana lacaniana di psicoanalisi. «Ancora una volta
si mostra l'indecorosa mistificazione del mondo senza limiti che questi
clericali sfruttano per portare avanti le loro battaglie omofobiche orientate a
distruggere la vita di milioni di italiane e italiani. Arrivare a mentire in
una commissione parlamentare però è francamente inimmaginabile e supera ogni
comprensione», è la dichiarazione di Franco Grillini, leader storico
dell'associazionismo glbt.
Disgusta anzitutto questa mania
compulsiva e morbosa di catalogare le persone secondo il loro orientamento
sessuale (mai affettivo, solosessuale) invece che come
persone o almeno come cittadini, titolari di diritti e generatori
di reddito e ricchezza come tutti gli altri. Adinolfi e degni compari, che come
tanti altri cattolicististrumentalizzano la famiglia facendone uno
strumento brandito contro le minoranze a loro invise, non usufruiscono di un
welfare finanziato anche dalle tasse che pagano anche i gay come tutti gli
altri? Allora, prendersi i loro soldi va bene, ma concedere ciò che spetta loro
non va bene?
Sullo sfondo di tutto questo sta
Bergoglio, frutto di un'abilissima, storica operazione di marketing religioso,
salutato in ogni dove come innovatore, solo perché ha detto «Chi sono io per
giudicare» (citando peraltro il Catechismo, già esistente); solo perché
nell'ultima udienza generale del mercoledì ha fatto sedere in prima fila
esponenti del movimento cattolico statunitense per i diritti degli omosessuali
New Ways Ministry e di quello britannico della Chiesa di Farm Street, tutti
evidentemente preda della sindrome di Stoccolma. Senza poi riceverli: vi lascio
entrare, ma state zitti e muti, non disturbate e dopo andate via. Ecco la
pastorale bergogliana per le persone omosessuali. Sai che novità.
Tranne magari l'umiliante sorpasso
della Grecia, a lasciarci l'ultimo posto in Europa, stiamo pure tranquilli, sui
diritti delle persone glbt non succederà niente nemmeno stavolta: mica
pretenderete che per dare uno straccio di diritto ai gay cada il governo!
Pubblicato ieri qui.
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