La prima nazione dove a decidere
sono stati gli elettori, con una consultazione popolare senza l'intermediazione
dell'organo legislativo, dettaglio che dà molta più forza alla svolta: è stato
infatti con un referendum che la Repubblica d'Irlanda ha deciso (il si ha
prevalso nettamente) di estendere il diritto al matrimonio anche alle coppie
omosessuali.
Nel dettaglio, si è votato sulla modifica dell'articolo 41 della
Costituzione, che riguarda la famiglia, con una clausola che recita: «Il
matrimonio può essere contratto, in accordo con la legge, da due persone senza
distinzione di sesso».
L'Irlanda, il cui ordinamento già
contemplava le unioni civili, e dove fino al 1993 l'omosessualità era illegale,
si va ad aggiungere alla lista di altri venti paesi dove il matrimonio è
possibile senza distinzioni di sesso. Si tratta di Olanda (il primo paese in
assoluto), Belgio, Spagna, Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Francia,
Regno Unito (Ulster escluso), Portogallo, Islanda, Lussemburgo, Canada, Stati
Uniti (alcuni stati), Argentina, Brasile, Uruguay, Sudafrica, Nuova Zelanda e
Slovenia. Senza contare quegli altri paesi dove esiste almeno una legislazione
sulle unioni civili.
La "cattolica Irlanda"
si usa dire, soprattutto in queste ore, a sottolineare l'influenza della
tradizione cattolica in quella società. Da queste parti, invece, il cattolicesimo
esercita la sua influenza (ingerenza, direbbe qualcuno) solo sulla politica,
invece che sulla società, che è pronta al progresso civile, e che si sta
secolarizzando inesorabilmente. Il ddl Cirinnà sulle unioni civili, il cui
esame in aula era stato promesso dal premier dopo l'approvazione della legge
elettorale, è slittato di nuovo, stavolta a dopo la pausa estiva,
ufficialmente per problemi più urgenti.
L'emergenza permanente - un
ossimoro tutto italiano - che procrastina all'infinito le questioni che
riguardano i diritti civili e le libertà individuali. E nemmeno il decisionista
Matteo Renzi è sembrato in grado, finora, di invertire la tendenza. Chissà se
il premier è al corrente che l'Italia è uno dei peggiori paesi dell'Unione
europea quanto a diritti delle persone lgbt, secondo una recente classifica
dell'Ilga (International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association),
che ci vede ormai in compagnia solo di alcune delle nazioni dell'ex blocco
sovietico.
Questo paese pare proprio
destinato a restare la jungla dell'ultimo giapponese cattolicista, armato fino
ai denti in difesa del medioevo. Finché finirà questa guerra immaginaria.
Già pubblicato qui.
Nessun commento:
Posta un commento